Lipari, l'antica Meligunis greca,con i suoi 37,6 kmq di superficie costituisce la maggiore isola dell'arcipelago eoliano con circa 9000 abitanti residenti; l'unica dove la presenza dell'uomo è stata costante da seimila anni a questa parte.

Come tutto l'arcipelago eoliano Lipari ha origine vulcanica. Oggi i fenomeni di vulcanismo sono limitati alla presenza di attività fumalorica e di sorgenti calde, prevalentemente localizzati nel versante occidentale dell'isola; mentre l'ossidiana e la pomice estratta fino al 2008, testimoniano l'attrazione che ebbero questi elementi sull'uomo sin dal neolitico medio (fine del V millennio a.C.).

Intorno al XIII secolo a.C. immigrarono a Lipari genti provenienti dall'Italia: gli Ausoni, guidati, come dice la leggenda, da re Liparo, figlio del re Auson, cui seguì Eolo, noto come il dio dei venti, e sposo di Ciane, figlia del re Liparo.

Alla civiltà Ausonia, interrotta alla fine del X secolo a.C., seguirono successivamente i colonizzatori greci (580 a.C.), provenienti da Rodi e Cnido, che fondarono la citta Lipara.

L'isola riprese a prosperare ed entrò prima nell'orbita di Siracusa e poi in quella di Roma, che valorizzò Lipari anche come stazione termale.

Dopo un lungo ed oscuro periodo sovrastato da incursioni arabe, Lipari rifiorì sotto l'egemonia dei normanni. Essi ripopolarono l'isola, rifortificarono il Castello e ristabilirono il vescovo.

La nuova parabola ascendente durò con gli angioini, gli aragonesi e gli spagnoli, anche se turbata dai frequenti saccheggi da parte dei corsari.

Nel 1544, infatti, Ariadeno Barbarossa la saccheggiò e ne deportò i superstiti. Carlo V la ripopolò, importando immigrati spagnoli e campani, e la riedificò rafforzandone le mura. Solo con la scomparsa della pirateria, verso la fine del '700, l'abitato tornò ad espandersi. Lipari seguì successivamente le sorti del regno delle due Sicilie fino ai tempi nostri.